Oggigiorno dopo aver ottenuto la diagnosi di tumore al polmone non si ha più una sola chance di combattere la malattia. Chirurghi, oncologi, radioterapisti, pneumologi, anatomopatologi e specialisti di altre discipline mediche si riuniscono in quelli che vengono chiamati team muldisciplinari per decidere il miglior trattamento (o trattamenti) adatti al singolo paziente. La terapia viene decisa in base al sottotipo istologico, allo stadio di malattia, alle condizioni cliniche generali dei pazienti e ad altri fattori che influenzano non solo la scelta ma anche la possibilità di successo. I trattamenti attualmente in uso (singolarmente o combinati) sono la chirurgia, la radioterapia, la chemioterapia, l’utilizzo di nuovi farmaci a bersaglio molecolare e l’immunoterapia.

Chirurgia

La chirurgia rimane la scelta di elezione per i tumori resecabili. Quattro sono gli approcci più usati per la rimozione dei tumori: resezione a cuneo (asportazione di una piccola parte del polmone), segmentectomia (asportazione di un segmento polmonare), lobectomia (asportazione di un lobo polmonare), pneumonectomia (asportazione di un intero polmone).

La scelta dell’approccio dipende dalle caratteristiche del tumore (es. localizzazione o dimensioni) e dalle condizioni del paziente (es. funzione respiratoria e comorbidità). La rimozione del tumore può essere associata ad asportazione dei linfonodi, piccole strutture del sistema linfatico che producono e conservano le cellule del sistema immunitario, se positivi per presenza di malattia o per la stadiazione finale. Negli ultimi anni, ha preso sempre maggiormente piede una chirurgia di tipo mini-invasivo quando possibile tramite approcci toracoscopiche che garantiscono un egual successo ma riducono i tempi di ripresa e sono meno invasive.

Nel caso di tumori di grandi dimensioni è possibile che la resezione polmonare sia associata alla rimozione di altre strutture come coste, vertebre, pericardio o diaframma se infiltrati. Non influente anche la sostituzione dei grossi vasi come la vena cava superiore o interventi associati di plastica bronchiale nei casi più infiltrati.

Radioterapia

La radioterapia sfrutta radiazioni ad alta energia per uccidere le cellule tumorali. Fasci precisi e mirati evitano anche di danneggiare il meno possibile le cellule normali. Questo tipo di approccio viene massimamente sfruttato nella radioterapia stereotassica che consente di concentrare la dose di radiazioni sul tumore e trattare alcuni tipi di neoplasie in fase iniziale e di ridotte dimensioni, ma non operabili per esempio per la presenza di altre comorbidità.  Un caso particolare riguarda la brachiterapia, o radioterapia localizzata: stratta i tumori che ostruiscono i bronchi o le vie aree, andando a irradiare direttamente tramite un broncoscopio la massa. Questo consente la massima precisione e riduce il danno ai tessuti circostanti. La radioterapia può essere attuata prima o dopo la chirurgia e/o chemioterapia e può avere intenti curativi o palliativi (nel caso di sintomatologia dolorosa).  

Chemioterapia

La chemioterapia è un trattamento sistemico (assunti cioè endovena o tramite la via orale e che vanno ad agire sull’intero organismo) e che impiega uno o più farmaci citotossici per uccidere le cellule tumorali. Tipicamente viene somministrata in diversi cicli (es. 21 giorni) e tra un ciclo e l’altro c’è un periodo di riposo senza assunzione del farmaco/i. La lunghezza del periodo di riposo e il numero di cicli dipendono dal farmaco usato. È possibile anche somministrarla dopo la rimozione chirurgica del tumore per ridurre il rischio di recidiva (chemioterapia adiuvante) o può essere utilizzata per ridurre il diametro tumorale o l’estensione ai linfonodi prima dell’intervento (chemioterapia induttiva). Nei casi più avanzati di malattia la chemioterapia può anche essere effettuata in maniera sequenziale e/o combinata con la radioterapia per aumentarne l’efficacia.

Farmaci Biologici

Le terapie biologiche, anche definite terapie con i farmaci a bersaglio molecolare o terapie mirate, sono forme di trattamento utilizzate per neutralizzare l’attività delle cellule tumorali o bloccarne la crescita e la diffusione. Per fare ciò i farmaci (o anticorpi) agiscono su particolari meccanismi cellulari che regolano il metabolismo, la crescita o la replicazione e che sono alterati nelle cellule tumorali. Sono proprio queste alterazioni alla base dell’efficacia dei farmaci biologici e la ricerca delle mutazioni genetiche garantisce la scelta più precisa per il trattamento della malattia. Quindi al fine di definire la miglior terapia è essenziale la caratterizzazione molecolare dell’istotipo tumorale (da tessuto, cellule o sangue a seconda del tipo).  Un esempio di farmaco biologico di grande efficacia è quello che interagisce con l’angiogenesi, cioè impedisce lo sviluppo dei nuovi vasi sanguigni essenziale per il supporto nutritivo e di ossigeno per il tumore.

Immunoterapia o Immuno-oncologia

Recente sviluppo nel campo della cura del tumore al polmone, l’immunoterapia si è rilevata negli ultimi anni molto promettente. Si bassa sul sistema immunitario del paziente, che grazie a farmaci viene stimolato a rispondere nei confronti del tumore. La maggior parte delle immunoterapie agisce specificamente sui linfociti, modificandone o influenzandone la funzione nel sistema immunitario. Alla base dell’immunoterapia rimane come per i farmaci biologici, l’assetto delle mutazioni e il pannel proteico del tumore. L’esempio più classico è il recettore PD-1, recettore tipicamente iperespresso in alcuni sottotipi istologici. Questo recettore consente al tumore di eludere il riconoscimento da parte dei linfociti, le cellule del sistema immunitario atte a combattere gli agenti patogeni. Tramite il blocco del recettore PD-1 (o l’inibizione della proteina legante PD-1 chiamata PD-L1) si può amplificare la risposta del sistema immunitario nei confronti del tumore.